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Coni Lazio. Alla "Severino Fabriani" i Valori nello Sport sposano l'integrazione

La SMS “Severino Fabriani”, insieme alla succursale Magarotto di via Nomentana, è la sola sede romana dell’ISISS (Istituto Statale di Istruzione Specializzata per Sordi). Basterebbe questo per rendere il senso dell’eccezionalità dell’appuntamento di ieri, inserito nel progetto dei “Valori nello Sport”. In realtà c’è stato molto di più, a iniziare dalla scelta del protagonista della giornata. L’ex calciatore Felice Pulici, da poco più di un anno nella giunta del Coni Lazio, ma ormai da tempo impegnato con la Federazione Sport Sordi; una collaborazione che dura tuttora, per la quale ha seguito un paio di edizioni delle Deaflympics, anche nella veste di Commissario Straordinario. Pulici, che ha conservato la serietà e il professionismo che ne fecero a suo tempo una bandiera per la tifoseria biancoceleste, ha abbracciato con passione questa nuova avventura, seguendo un corso pluriennale per imparare la lingua dei segni e calarsi completamente nella nuova realtà. Questo è il resoconto del suo incontro con i ragazzi della “Severino Fabriani”, il primo in assoluto per i “Valori” in una scuola integrata, reso possibile grazie alla sensibilità della direzione scolastica.

Si può fare sport insieme, udenti e non udenti – chiarisce Pulici sovrapponendo le mani per sottolineare il concetto – questo è quanto si propone la Federazione, che ieri era rappresentata dal Presidente Guido Zanecchia, dalla dott.ssa Paola Valli, ex pentatleta e dal dott. Fabio Gelsomini, tecnico del settore basket. Nella scuola si praticano calcio e pallacanestro, ma le possibilità di integrazione sono potenzialmente molto più ampie. Perché il calcio ? ha chiesto qualcuno. “In provincia, ai miei tempi, non è che le scelte fossero poi tante”. E la decisione di fare il portiere? “Beh, si sa che il portiere e il centravanti sono i ruoli più ambiti”. Come si diventa famosi? “Costanza, sacrificio, allenamenti e fortuna. Non necessariamente in quest’ordine, e in dosi variabili tra loro.” Cosa sognavi da ragazzo? “Un pallone di cuoio, di quelli con la camera d’aria. Quando lo ricevetti in dono, mi sembrava il regalo più bello del mondo. La mia era una famiglia povera, e io ovviavo alla mancanza di un pallone con degli stracci arrotolati. Quando finalmente ne ebbi uno vero e tutto mio, ci andavo anche a dormire. Ma il sogno durò solo un giorno, perché quello successivo il pallone finì sotto un autobus e scoppiò. Dapprima mi disperai, ma decisi di non dire nulla ai miei. Riempii nuovamente quel guscio ormai floscio con degli stracci (ancora), continuando a giocare con quella cosa così riadattata. In fondo, l’importante per me era di avere un pallone tutto mio.”